Teatro
Elisa e Ilaria
Gruppo composto da: Elisa Turco Liveri e Ilaria Gelmi
Elisa Turco Liveri:
Attrice, laureata al DAMS di Bologna, si diploma nel 2005 presso ERT di Modena, frequentando il corso biennale di alta formazione per attori diretto da Stefano Vercelli e Cesare Lievi. Successivamente studia con vari maestri tra cui Marco Sgrosso, Laura Curino, Massimo Munaro, Marcello Magni e frequenta diversi laboratori portando avanti un percorso sulla ricerca vocale (Germana Giannini, Imke Buccholz) e sul movimento (Micha Van Hoecke, Michele Monetta, Anna Albertarelli). HA lavorato con iverse compagnie tra cui Laminaire, Ekate Teatro e il Metateatro di Roma. Nel 2008 partecipa al corso di alta formazione Tecniche di vocalità molecolare ERT diretto da Chiara Guidi della Socìetas Raffaello Sanzio. E’ inoltre, autrice di spettacoli e progetti teatrali per l’infanzia e l’adolescenza, realizzati per varie scuole di Modena e per il circolo Bononcini di Vignola. Ha collaborato alla regia e alla drammaturgia dello spettacolo “Orti insorti” di Elena Guerrini.
Ilaria Gelmi
Inizia la sua formazione teatrale con il Teatro delle Briciole di Parma, presso cui frequenta il Laboratorio Permanente dal 1990 al 1995, e con cui realizza diversi spettacoli. Dal 1999 al 2003 lavora con la Compagnia Terramare Teatro. Nel 2003 si laurea in Lettere Moderne con Indirizzo in Storia del Teatro presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Parma. Frequenta il corso biennale di alta formazione per attrici “Il corpo del testo” (2003-2005) presso l’ERT di Modena. Nel suo percorso incontra Cesare Brie, Laura Curino, Germana Giannini, Yves Lebreton, Silvia Ricciardelli, Tapa Sudana. Nel 2006 vince il Premio del pubblico del Palio Poetico Musicale Ermo Colle (PR) con lo spettacolo “Cieli intatti”. Nel 2007 lavora come assistente alla regia per “Urlo di mamma” di Elisa Cuppini prodotto dal Teatro delle Briciole per il quale realizza la performance “La Pastora”. Realizza con la collaborazione della Compagnia Burambo “Vassilissa e la Baba Yaga”e “Nina la postina”, spettacoli di cui è autrice e interprete. Nel 2008 collabora alla drammaturgia e alla regia per Orti insorti di e con Elena Guerrini. Ha inoltre lavorato con Cesare Lievi, Stefano Vercelli, Francesco Tarsi, Caterina Genta. Svolge attività didattica nelle scuole. Collabora con l’associazione Going to Europe di Modena per la quale tiene laboratori per stranieri promossi dal Fondo Sociale Europeo.
Elisa e Ilaria
Si incontrano a Modena, dove nel 2003 frequentano il corso biennale di alta formazione per attori “Il corpo del testo” guidate da Stefano Vercelli e Cesare Lievi. Nel 2007, dopo varie esperienze formative e lavorative, inizia la loro collaborazione artistica. “Il tempo meridiano” di F.Cassano, letto per caso da entrambe, è il primo spunto di ricerca, affrontato attraverso un lavoro sul corpo.
In quello stesso anno collaborano con Elena Guerrini, attrice storica di Pippo del Bono, lavorando alla trasposizione teatrale del suo testo “Orti insorti”, occupandosi di regia e drammaturgia. Da qui inizia a delinearsi una propria idea di teatro e nasce il progetto “Game Over”. Varie letture (Foucault, Borges, Beckett, Carrol, Hende, ecc…) hanno influenzato la ricerca in sala, dando vita a diversi materiali assemblati attraverso un montaggio basato su una logica/non-logica della visceralità. Nel 2009 hanno preso parte, con l’allestimento “Performance Populi”, al rpogetto di arte relazionale vinto da Katia Baraldi “A Cura di…” sostenuto da: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della gioventù Regione Emilia Romagna, Assessorato Cultura e Sport, Progetto Giovani GA/ER – Coordinamento Giovani Artisti Emilia Romagna Comune di Modena, Giovani d’Arte.
Il loro lavoro mira a costituire un vaso comunicante tra l’interiorità dell’attore e il mondo esterno. L’improvvisazione è alla base della ricerca. Un teatro essenziale ce riesca a manifestarsi senza “dire”, senza “nominare” le cose, i contenuti, rivelandoli un pezzetto alla volta.
Opera: Game Over
Durata: 45-50 minuti
Il tema di questo lavoro è la scansione del tempo vissuta come trappola in cui l’unica possibilità di sopravvivere è il gioco. La tematica del gioco è molto vicina alla nostra idea di teatro, giocare è un atto fine a se stesso, non ha scopo, e i giocatori (gli attori) perdono la loro individualità, non sono protagonisti, ma sono funzionali al meccanismo del gioco.
Due pedine: una bianca e una nera. Non c’è nient’altro in scena, a parte una serie di oggetti quotidiani, che vengono rinominati e utilizzati per giocare, come accade nell’infanzia. L’azione inizia con l’allestimento dello spazio come una grande scacchiera, da un lato gli oggetti bianchi e dall’altro quelli neri. Incomincia la partita, movimenti fissi, regole precise, e un grande quadrato che delimita lo spazio.
Ci siamo interrogate sul valore delle regole del vivere quotidiano, attraverso una struttura drammaturgica che oscilla di continuo tra gioco e vita reale. Il meccanismo dei giochi ci ha permesso di mettere in scena una sorta di parabola delle regole umane: dalle leggi, alle ordinanze sindacali, una specie di danza tra corse, divieti, nascondigli, ordini, risate, conquiste e silenzi, all’interno di uno spazio che man mano si restringe, fino a diventare un’isoletta sollevata da terra. Il lavoro è strutturato come una sorta di scatola cinese in cui inizia un gioco che se ne porta dietro un altro, mentre quello precedente rimane incompiuto. Si assiste ad una serie di “esercitazioni” dentro una condizione dominata dal limite dell’agire. Tutto questo è supportato da frammenti di èuro movimento, momenti che svelano la natura di quello che sta accadendo in scena. La continua enunciazione di regole nuove, e la precisione nella collocazione degli oggetti, in realtà nascondono una frenesia, un’insofferenza psicofisica, che abbiamo tentato di tradurre in movimento. Si creano così come due binari di sviluppo che si ricongiungono nel finale.